Stai cercando informazioni chiare sul funzionamento dell’esame audiometrico, in questa guida firmata Centro Medico Allocco troverai una spiegazione passo-passo, dalla preparazione alla lettura del referto, con un linguaggio professionale ma accessibile. L’obiettivo è farti arrivare all’appuntamento sereno, sapendo esattamente cosa succede in cabina silente, perché si fanno più prove (tonale, vocale, impedenzometria) e come questi dati guidano le decisioni cliniche e, quando serve, la scelta o la regolazione di una protesi acustica.
A cosa serve l’esame audiometrico e quando si prescrive
L’esame audiometrico è un test non invasivo che misura la tua sensibilità uditiva e, quando previsto, la capacità di comprendere il parlato in condizioni controllate. È indicato se sospetti un calo dell’udito, avverti acufeni (fischi o ronzii), lavori in ambienti rumorosi, hai avuto otiti frequenti o un’otite recente, stai assumendo farmaci potenzialmente ototossici, devi fare idoneità lavorativa, controlli post-chirurgici ORL o un fitting protesico. Per i bambini, è parte dei percorsi di screening e di monitoraggio dello sviluppo uditivo e linguistico.
In pratica, l’audiometria mette in relazione tre dimensioni fondamentali: quanto senti, cosa capisci e come funziona l’orecchio medio, formato da timpano e catena ossiculare. La combinazione dei test consente di distinguere tra ipoacusia trasmissiva, neurosensoriale e mista, orientando la terapia verso le esigenze del paziente.
Come prepararti: piccole attenzioni che migliorano il risultato
Per eseguire un esame audiometrico non sono richieste diete o digiuni. È utile però:
- Evitare esposizione a rumori intensi nelle 24 ore precedenti, perché possono alterare temporaneamente la soglia;
- Segnalare raffreddore, sinusite o orecchio tappato: la ventilazione dell’orecchio medio influisce sui risultati;
- Se porti protesi acustiche, presentati con i dispositivi e le batterie cariche: in alcuni casi si testano anche in campo libero per misurare il beneficio reale;
- Porta referti precedenti, elenco farmaci, eventuali test di idoneità lavoro o documenti scolastici.
- Se soffri di claustrofobia, dillo subito: molte cabine consentono di tenere la porta semiaperta e di fare pause concordate senza compromettere il test.
Che cosa succede prima della cabina: anamnesi e otoscopia
Prima di iniziare, l’audiometrista o l’otorino ti farà domande mirate: quando hai notato il calo, se è monolaterale o bilaterale, in quali situazioni fatichi (rumore, conversazioni a distanza, voci femminili o infantili), presenza di acufeni o vertigini, familiarità, lavori rumorosi, infezioni recenti, interventi, traumi. Segue un’otoscopia: un’occhiata nel condotto per verificare cerume, otiti, perforazioni o altre condizioni che potrebbero alterare la corretta conduzione del suono. Chiarito questo, si passa alla parte strumentale.
Esame audiometrico: in cosa consiste l’audiometrica tonale
L’audiometria tonale liminare misura la soglia minima di udibilità per toni puri a varie frequenze. Si svolge in cabina silente, un ambiente acusticamente controllato che riduce i rumori di fondo. Indosserai delle cuffie per la conduzione aerea; per la conduzione ossea si applica invece un piccolo vibratore sulla mastoide, l’osso dietro l’orecchio.
Il professionista invia nella cuffia o nel vibratore una serie di toni a diverse frequenze a intensità variabile. Tu dovrai premere un pulsante o alzare la mano quando percepisci il suono, anche se è appena udibile. L’obiettivo è ricercare la soglia minima in cui il suono è percepibile in modo affidabile.
In alcune condizioni si usa il mascheramento controlaterale: un rumore di fondo calibrato nell’orecchio non testato, per evitare che “aiuti” involontariamente l’altro orecchio quando le soglie sono molto diverse. È una procedura tecnica che garantisce accuratezza e selettività dei risultati.
Al termine dell’esame, il software traccia l’audiogramma: un grafico con frequenze e soglie in dB HL, con simboli dedicati per orecchio destro e sinistro in aria e in osso. Si delinea quindi la “carta d’identità” del tuo udito tonale.
Audiometria vocale: non solo quanto senti, ma quanto capisci
Sentire un tono è una cosa; capire il parlato in condizioni reali è un’altra. L’audiometria vocale presenta liste di parole o frasi a intensità diverse, in cuffia o in campo libero attraverso altoparlanti, specialmente se porti una protesi o si valuta una candidabilità protesica. Due parametri sono centrali:
- SRT (Speech Reception Threshold): il livello più basso a cui riconosci correttamente una percentuale significativa di parole (spesso il 50%).
- WRS (Word Recognition Score): la percentuale di parole capite a uno o più livelli di intensità.
Perché è importante? Perché due audiogrammi simili possono corrispondere a comprensioni del parlato molto diverse. Questo incide sull’impatto quotidiano e sulle aspettative di beneficio con la protesizzazione o con eventuali terapie. In presenza di asimmetrie marcate o differenze tra aria e osso, anche nella vocale si può ricorrere al mascheramento per isolare al meglio l’orecchio in esame.
Impedenzometria: come lavora l’orecchio medio
La impedenzometria è un test oggettivo che valuta la funzione dell’orecchio medio. Con una piccola oliva morbida si sigilla il condotto e il dispositivo misura la compliance timpanica variando la pressione dell’aria: otteniamo il timpanogramma. In base alla curva, si distinguono condizioni tipiche:
- Tipo A: funzionalità del timpano e degli ossicini presumibilmente normale.
- Tipo B: curva piatta, frequente in caso di versamento o orecchio medio “rigido”.
- Tipo C: picco spostato verso pressioni negative, come nella disfunzione tubarica.
A questo si aggiunge la ricerca dei riflessi stapediali: stimoli sonori intensi evocano una contrazione involontaria del muscolo stapedio; la presenza o assenza del riflesso e la sua soglia aiutano il differenziale tra trasmissiva e neurosensoriale e forniscono indizi sullo stato della via uditiva.
Come si leggono i risultati dell’esame audiometrico: dall’audiogramma alle decisioni cliniche
La lettura integrata dei test audiometrici racconta una storia coerente:
- Ipoacusia trasmissiva: nell’audiogramma la soglia in aria è peggiore della soglia in osso, con impedenzometria spesso di tipo B o C. Esempi: otite media con effusione, disfunzione tubarica, timpanosclerosi, otosclerosi iniziale.
- Ipoacusia neurosensoriale: aria e osso coincidenti (niente gap), con timpanogramma tipo A. Esempi: presbiacusia, danno da rumore, sofferenza cocleare.
- Ipoacusia mista: coesistenza di gap aereo-osseo e componenti neurosensoriali.
- Configurazioni tipiche: discesa alle alte frequenze, notch intorno a 4 kHz, andamento a “cupola” o caduta ripida monolaterale.
La vocale rifinisce il quadro: un WRS significativamente basso rispetto alle soglie tonali spinge a indagare cause retrococleari o a calibrare con attenzione l’aspettativa di beneficio protesico. L’insieme dei dati, infine, determina cosa fare dopo: terapia medica, trattamento ORL, nessun intervento ma sorveglianza, invio a protesizzazione o a ulteriori accertamenti.
Errori da evitare e fattori che possono falsare il test audiometrico
Un tappo di cerume può simulare una trasmissiva; un’otite in corso altera timpanogramma e soglie; cuffie posizionate male o inserti non aderenti peggiorano artificialmente le soglie in aria. La stanchezza porta a sovrastimare o sottostimare i suoni; i rumori residui alzano le soglie soprattutto alle frequenze basse, motivo per cui la cabina silente è così importante. Se il professionista nota incongruenze ripete miratamente il test o programma un controllo: meglio un risultato solido oggi che conclusioni affrettate.
Dopo l’esame: referto, spiegazione e prossimi passi
Alla fine delle visita otorinolaringoiatrica riceverai un referto che riporta soglie tonali per frequenza e orecchio, eventuale gap aereo-osseo, risultati dell’impedenzometria, riflessi stapediali, SRT e WRS. Il professionista ti spiegherà:
- Che tipo di ipoacusia è emersa (se c’è), e quanto è lieve, moderata, severa o profonda.
- Come i risultati influenzano la comunicazione quotidiana (telefono, TV, conversazioni in gruppo).
- Se servono terapie mediche (ad esempio in caso di versamento dell’orecchio medio) o accertamenti ORL.
- Se ha senso valutare una protesi acustica: nessuna fretta, ma informazioni chiare su benefici attesi e limiti.
Se porti già una protesi, potresti fare un test in campo libero per misurare quanto la protesi stia aiutando nelle frequenze chiave e nella comprensione del parlato. Questo dato è prezioso per la finitura dell’amplificazione.
Esame audiometrico e lavoro nel rumore: monitorare, prevenire, documentare
Chi lavora in ambienti rumorosi è esposto al rischio di ipoacusia da rumore. L’audiometria è fondamentale per lo screening periodico, la documentazione oggettiva delle soglie nel tempo e la prevenzione: formazione sull’uso corretto dei DPI (cuffie o inserti antirumore), pause acustiche, sorveglianza sanitaria. Un notch caratteristico a 4 kHz o un peggioramento alle alte frequenze può comparire presto: intercettarlo significa modificare abitudini e protezioni prima che il danno diventi clinicamente rilevante.
Acufeni e esame audiometrico: in cosa consistono i sintomi
Gli acufeni non sono una malattia ma un sintomo. L’audiometria aiuta a capire se c’è ipoacusia associata e a che frequenze, informazione utile per orientare sia l’eventuale protesizzazione, che spesso riduce la percezione dell’acufene migliorando l’input sonoro, sia percorsi specifici, come counseling, sound therapy, gestione dello stress. In alcuni casi si eseguono misure dedicate di pitch e loudness dell’acufene, ma la base resta la mappa tonale e vocale.
Esame audiometrico: in cosa consiste e come si conclude la seduta
La durata complessiva varia con i test richiesti: 20–30 minuti per tonale e impedenzometria, 10–15 minuti in più se si fa anche la vocale o la prova in campo libero. Si può fare tutto in un unico appuntamento. In chiusura, il professionista riassume i risultati e concorda prossimi passi: controllo a distanza con stesso protocollo, invio ORL, avvio del percorso protesico, o semplice archivio come baseline.
Domande frequenti sull’esame audiometrico
L’esame audiometrico è doloroso o rischioso?
No. È un test non invasivo, indolore e sicuro. L’unico possibile fastidio è la pressione dell’oliva per l’impedenzometria o la sensazione di “orecchio pieno” per pochi istanti. In cabina sei sempre in contatto con l’operatore.
Quanto dura davvero e devo sospendere i miei farmaci?
Di norma 20–30 minuti per tonale e impedenzometria, con eventuali 10–15 minuti per la vocale. Non servono sospensioni, ma informa sempre su terapie in corso (soprattutto antibiotici, chemioterapici, diuretici ad alte dosi o anticoagulanti).
Che differenza c’è tra conduzione aerea e ossea?
La conduzione aerea misura l’udito “naturale” passando da padiglione, condotto, timpano e ossicini. La conduzione ossea porta il suono direttamente alla coclea tramite vibrazione cranica: confrontarle rivela se il problema è meccanico (trasmissivo), neurosensoriale o misto.
Perché a volte mi mettono un rumore nell’altro orecchio (mascheramento)?
Per isolare l’orecchio che stai testando quando c’è molta differenza tra destra e sinistra. Così la soglia misurata è veramente dell’orecchio interessato, non “aiutata” dall’altro.
Perché oltre ai toni mi fanno ripetere parole?
Perché l’audiogramma dice quanto senti, ma la vocale misura quanto capisci. Lo SRT e il WRS aiutano a prevedere l’impatto nella vita reale e l’eventuale beneficio con protesi.
Che cosa significa “timpanogramma di tipo B o C”?
Sono grafici dell’impedenzometria: il tipo B suggerisce spesso versamento o rigidità dell’orecchio medio; il tipo C indica pressione negativa (frequente nella disfunzione tubarica). Si interpretano insieme a tonale e clinica.
Se l’esame è normale ma sento male nel rumore, che senso ha?
Può succedere. La soglia nel silenzio può essere buona, ma la comprensione nel rumore restare difficile. Ecco perché la vocale e i test in campo libero sono utili: mostrano il comportamento in condizioni più simili alla vita reale e orientano gli interventi.
Sentire meglio, scegliere con consapevolezza
Sapere in cosa consiste l’esame audiometrico significa arrivare pronto e ottenere il massimo da ogni minuto in cabina. Le soglie tonali, la comprensione del parlato e la funzione dell’orecchio medio sono tasselli che, uniti, compongono il profilo del tuo udito. Con un referto spiegato bene, le decisioni diventano chiare: monitorare nel tempo, trattare una causa reversibile, protesizzare quando serve e con aspettative realistiche, proteggersi dal rumore, controllare eventuali farmaci a rischio. L’audiometria non è solo un grafico: è uno strumento per capire come ascolti il mondo e per progettare, insieme al professionista, il percorso più adatto a te.